storie di uomini e birre

 

CLIMA MEDIEVALE CALDO  E VINO IN INGHILTERRA

 

Il clima nell’Alto Medioevo era molto più caldo che nel XX secolo – come si sta verificando di nuovo dopo mille anni - cosicché in alcune regioni del nord Europa s’allevava il bestiame all’aperto tutto l’anno e si coltivava pure la vite . Nella Biblioteca Reale di Danimarca è con servata una relazione del 997-1000 sui viaggi per mare del Re Erik il Rosso che, con 15 suoi drakkar (draghi) vikinghi a vela quadra, esplorò l’Islanda e la Groenlandia trovandole verdi e lussureggianti come l’Irlanda di oggi . Da qui Re Erik proseguì lungo le coste canadesi del Labrador e Nova Scotia fino al Massachusset dove oggi c’è Boston, New York e Baltimora : ovunque praterie, bufali, sequoie, selvaggina e uva selvatica . In America si sono rinvenute 72 lapidi in alfabeto runico, che ha 27 lettere simili a quelle greche cretesi, che confermano l’insediamento degli scandinavi 500 anni prima di Colombo… che forse lo sapeva.

Anche nellInghilterra meridionale, già colonia romana per 400 anni, cresceva un po di uva rossa e si produceva vino a Salisbury (Sarbidonum), Winchester (Venta Belgarum), Glouces ter (Glevum), nell’Exeter (Isca Domnomium), nel Sussex, in Kent e contea di Dover (Dùbræ) che era come quello fatto al di là della Manica . Anche la pergamena Olde English Almanack del 1030 e il grande arazzo normanno Bayeux Tapistry del XII secolo, entrambi conservati al British Museum, mostrano una vendemmia in Cornovaglia (Cornua Vallum) tra le scene della vita feudale inglese intorno al fatidico anno Mille . Le cronache riportano che durante il regno anglo-normanno dal 978 al 1065 e quello anglo-danese di Edoardo il Confessore incoronato a Londra nel 1066, alla Corte del sovrano si brindava col vino inglese e la birra.

 

Come si faceva

la Birra Reale

Rossa di York

 nei sec. 15°-16°

Ma il clima stava cambiando in peggio, molto più freddo e piovoso, cosicché già due secoli dopo non si parla più di uva in Inghilterra, ma di libagioni col sidro e birra . Siamo nel 1215 e Re Giovanni senza Terra concede la Magna Charta, la prima legge costituzionale che basa la libertà dei sudditi sul diritto rappresentativo e sulla “no taxation without representation”

GUERRA TRA ROSE E BIRRA CON  MIELE E GENZIANA

Nel secolo XV in Inghilterra ci fu una lunga guerra civile per la conquista del trono da parte di due rivali : la Casa di Lancaster (Lanæ Castrum) e quella di York (Eburacum) che avevano entrambe una rosa nel loro stemma araldico . Fu chiamata  guerra delle Due Rose (1436-85). Alla fine prevalse la Rosa di York e l’arcivescovo della contea Yorkshire venne eletto Prima te della Chiesa Anglicana . Se York è celebre per l’Abbazia, l’Università e la più grande biblioteca del Regno, a noi interessa anche come si faceva la squisita Birra Reale Rossa, senza luppolo e stagionata tre mesi in barile . Eccola formula che risale al tardo Medioevo :

v Acqua di sorgente dell’Ouse, lievito di birra, malto Yorkshire a tostatura media, radice amara di genziana, bacche di ginepro di Sicilia e Cipro, e miele amarognolo di castagno.

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Una storia di gente pittoresca, abbordaggi, tesori, saccheggi e risse con fiumi di birra e rum.

1520-1720 : L’EPOPEA E LE   GESTA DELLA PIRATERIA

CON I CORSARI, I BUCANIERI E I FRATELLI DELLA COSTA.

 robertochiaro@tiscali.it

Vediamo come nacque e finì uno dei periodi più affascinati della marineria, quando il termine filibustiere (dall’inglese freebooter = libero saccheggiatore) veniva dato a qualunque delinquente dedito ai furti e rapimenti in mare, malgrado ci fosse sempre stato qualcuno che cercava di depredare le navi da quando esistono . Infatti i mari erano infestati dai pirati già ai tempi degli Egizi, dei Greci, dei Romani, nel Medioevo, nella prima e seconda Guerra Mondiale . E ci sono filibustieri tutt’ora nel Sudest Asiatico e anche in Borsa, com’è noto.

Eppure nella nostra mente questa parola evoca inevitabilmente un’epoca ben precisa, fatta di uomini truci con la benda sull’occhio, il cappello a tricorno e la grossa sciabola sul ponte di un veliero o a bere rum in una buia taverna dei bassifondi di qualche porto dei Caraibi.

Stiamo parlando dell’Epoca d’Oro della Pirateria, un periodo storico con una collocazione geografica altrettanto esatta, tanto caratteristico ed affascinante da avere un posto d’onore nell’immaginario collettivo, al pari di quello epico del Far West e della grande Corsa all’oro.

 

 

Nel 1500 Spagna e Inghilterra si contendevano le rotte commerciali dell’Atlantico perché, non esistendo ancora trasporti aerei né treni, i commerci via mare di merci rare e pregiate erano particolarmente lucrosi, malgrado fossero molto lunghi e rischiosi . Infatti, nel 1492 solo una ragione economica aveva spinto Cristoforo Colombo a navigare verso ovest per trovare una via breve che collegasse l’Europa alle favolose Indie cariche di spezie, gemme, per le, sete e tesori . Invece lui, A. Vespucci, Vasco de Gama, G. Verrazzano e altri trovarono un nuovo continente con altra flora, fauna e nuovi popoli . E soprattutto tanto oro in Messico e in Perù, che attrassero i conquistatori H. Cortès e F. Pizarro . Ma ne arrivarono anche dal Portogallo, e così i governi inglese e spagnolo pensarono di assoldare capitani indipendenti o ex ufficiali della propria marina per procurare il massimo danno ai mercantili avversari.

A questi capitani la Corona inglese conferiva una Lettera di Corsa, detta anche Patente per la guerra di corsa,  che consentiva loro di svolgere tale attività ostile contro altre nazioni.

Oltreché un permesso governativo, essa era una licenza di uccidere e saccheggiare i vascelli nemici, con una quota del bottino per lo Stato, mentre il resto andava nelle mani del corsaro “indipendente” e della sua ciurma di gaglioffi . Mirabili esempi furono Sir Walter Raleigh e Sir Francis Drake, quest’ultimo già predone nel Mar delle Antille e Golfo del Messico, nonché allievo del famoso negriero John Hawkins che trasportava schiavi dall’Africa.

Drake fu assunto nel 1570 dalla Marina Britannica per volere della Regina Elisabetta I e compì ruberie ai danni degli spagnoli per altri dieci anni arrivando perfino in California, loro possedimento nell’Oceano Pacifico . In tal modo, fu il primo inglese ad avere circum navigato il globo e, per i suoi meriti in tali scorribande, venne anch’egli fatto nobile con il titolo di baronetto e l’esortazione compiaciuta di Sua Maestà a fare ancora meglio.

Carlo V di Spagna (1500-1558) sul cui immenso impero non tramontava mai il sole, aveva dichiarato le isole Antille  suo possesso e monopolio commerciale - tappa obbligata dell’oro sudamericano per arrivare nel Vecchio Continente - in virtù dell’approdo di Colombo del 1492 nell’isola di San Salvador . Tuttavia, gran parte dei coloni europei che non erano di nazionalità spagnola, francese e inglese abitavano sulla grande isola di Hispaniola, dove og gi ci sono le repubbliche di Haiti e Santo Domingo, e vi avevano costruito molte fattorie e piantagioni vivendo di allevamento e d’agricoltura.  

PURE I BUCANIERI SI METTONO  A FARE I PIRATI.

 

Quella era la zona di maggior traffico marittimo dell’epoca e, quindi, i coloni di Hispaniola si specializzarono nella produzione di alimenti a lunga conservazione, come i legumi essiccati e le carni affumicate, adatti ai lunghi viaggi in mare verso l’Europa . La capanna per affumicare la carne si chiamava in francese boucan e gli abitanti del luogo presero il nome di bucanieri . Ma il governo spagnolo non gradì la loro concorrenza e mandò un’armata per distruggerli . Così nel 1640, guidati dal francese Lavasseur, si rifugiarono sull’isola Tortuga e altre attorno, smisero di affumicare carne e fondarono una cooperativa detta Fratellanza della Costa per saccheggiare le navi spagnole, con l’aiuto e la soddisfazione degli inglesi.

L’unica cosa che continuarono a coltivare fu la canna da zucchero da cui si distilla un liquore molto forte : il rum, o ron in spagnolo, molto apprezzato pure sul mercato europeo.

 

Danzatrice gitana catturata dai pirati su un galeone con le insegne reali di Spagna e creduta una strega malefica

La Tortuga divenne così una repubblica di pirati, o meglio bucanieri, e iniziò l’Epoca d’Oro della Pirateria, anche se qualche storico chiama così solo il periodo tra il 1690 ed il 1720, in

cui questi gentiluomini, tutti pregiudicati, ne fecero davvero di tutti i colori ed anche di più.

L'isola Tortuga era una sorta di zona franca o paradiso fiscale, e chiunque fosse un nemico della Spagna vi era ben accolto . Erano perfino previsti premi per chi portasse armi, munizioni e bandiere strappate agli spagnoli . Inutile dire che l’isola divenne ben presto molto ricca, nonché un approdo e luogo di rifugio per chiunque non avesse un altro posto dove andare, magari a causa di debiti con la giustizia di questa o quella nazione . I fiorenti commerci della Tortuga si espansero ben presto alla vicina e ben più grande Giamaica, dal 1655 sotto il controllo dell’Inghilterra . Port Royal, oggi un piccolo sobborgo di Kingston capitale della Giamaica, divenne il luogo d’incontro dei più efferati pendagli da forca dell’Atlantico, nonché un vero baluardo di difesa contro i soldati spagnoli . Dalla Tortuga, Giamaica, Haiti e in seguito da Vera Cruz, Campeche, Panama e Maracaibo i pirati partivano per depredare le imbarcazioni che passavano per il Mar delle Antille verso l’Oceano Atlantico cariche di oro, argento, cacao, tabacco e spezie che gli spagnoli raccoglievano nel centro-sud del conti nente Americano . Vi operarono tutti i pirati più celebri, compreso il terribile Olonese detto il Flagello degli Spagnoli, che conquistò Maracaibo e San Pedro . E per pari opportunità ci furono pure piratesse, tra cui la figlia del capitano Jean Blacque detto il Corsaro Nero, un nobile francese ricercato in patria per aver ucciso in duello un parente del Re Luigi XIV.

Facciamo brevemente la storia d’uno di questi personaggi nei luoghi delle sue epiche gesta.

 

L’isola di Tortuga col quartier generale dei bucanieri e ritratto di Sir Henry Morgan in una stampa del 1600.

 

      

 

Sir Henry Morgan, che nacque nel 1635 nel Galles e morì a Port Royal nella Giamaica nel 1688, ebbe una vita davvero pittoresca e spericolata, degna di un film di avventure.

Egli venne rapito a vent’anni in una taverna del porto di Bristol e deportato nei Caraibi come manodopera coatta in una piantagione delle isole Barbados, da cui fuggì nel 1569 per diventare bucaniere e compiere il primo saccheggio a Santiago di Santo Domingo ai danni degli spagnoli . Suo zio Edward Mansfield, diventato nel frattempo vice-governatore inglese di Port Royal nell’isola di Giamaica, lo raccomanda al Re e gli procura la Lettera di corsa affidandogli anche una piccola nave di 50 tonnellate con cui compie brillanti incursioni e ruberie molto apprezzate a Londra . Tra  gli anni 1667 e il 1670, mentre saccheggia Puerto Principe e Puerto Bello a Cuba, trova il tempo di sposare una sua gagliarda cugina gallese e con lei va a depredare Maracaibo, Panama e l’isola di Santa Catalina spagnole, nonostante che la guerra corsara fosse stata dichiarata illegale dal Trattato di Madrid tra Inghilterra e Spagna . Ma tutti i trattati sono fatti per essere violati, per cui nel 1671 viene ufficialmente arrestato dagli Inglesi per salvare diplomaticamente la faccia e condotto a Londra, però l’anno dopo fa ritorno a Port Royal con un importante incarico della Corona . Ossia quello di combattere la pirateria (degli altri) e catturare anche taluni suoi ex-compagni passati al nemico, cose che lo porteranno nel 1680 a diventare governatore di Port Royal, essendo appena morto lo zio . Con questa carica di rango organizza incursioni e atti di brigantaggio ancora più memorabili, fino a quando, nel il 25 aprile 1688, si ammala e muore di cirrosi epatica, malattia tipica dei forti bevitori di alcolici, e viene sepolto nel cimitero di Palisados con funerali grandiosi .  E così un personaggio mitico della filibusta entrò nell’immortalità.

 

                          

 

I FRATELLI DELLA COSTA CARAIBICA E I LORO CODICI D’ONORE.

 

Dato che i pirati dei Caraibi si erano autodefiniti i Fratelli della Costa, si consorziarono tra loro nella libera Fratellanza della Costa, fondata nel 1660 da un gruppo di capitani fuorilegge a cui apparteneva anche Sir Henry Morgan di cui abbiamo parlato, anche se non è del tutto certo . Essi si erano dati anche un codice etico, il “Code of the Brethren States”, che conteneva le regole di massima a cui dovevano attenersi tutte le navi pirata, gli equipaggi e quant’altri facevano parte della loro cooperativa . Tuttavia ciascun vascello aveva una sua tradizione e suo regolamento, ovviamente, cosicché ogni pirata prima di sottoscrivere il contratto di imbarco ne visionava il codice di bordo per decidere se era di suo gradimento.

 

Lettera di Corsa di Guglielmo 3° Re d’Inghilterra, Scozia, Francia e Irlanda, ed un corsaro britannico del 1600.

           

 

Ci sono rimaste più testimonianze di tali codici, redatti per lo più verso il 1650 da noti filibustieri come Howard Pyle e altri capi della consorteria, compreso il testo originale  scritto da Edward Low e John Phillips, capitano e primo ufficiale del vascello Revenge . Però il più famoso resta quello di Black Bart Roberts detto Barbanera, stilato nel 1721 e ispirato, pare, alla versione di Henry Morgan del 1670 . Naturalmente tra gli uni e gli altri sussistono delle differenze, tuttavia certi codici che contengono elementi troppo “romantici” come i riferimenti all’onore, ai duelli cavallereschi o al rispetto delle donne a bordo sono di solito dei falsi . Roba del 1800, un secolo di grande popolarità per i romanzi d’avventura, come quelli del veronese Emilio Salgari su Sandokan e i pirati della Malesia, un paese che lui non visitò mai, ma che descrisse abbastanza fedelmente sulla base dei resoconti di padri missionari, di funzionari della Compagnia delle Indie Orientali e di incaricati diplomatici suo tempo.

Il Codice BEACHFIGHT di BLACK BART ROBERTS detto Barbanera

 

I. Ogni marinaio ha diritto di voto in tutte le questioni . Ha ugualmente titolo alle provvi gioni fresche e ai liquori e può usufruirne in qualunque momento ed a piacere, a meno che non ve ne sia penuria . In quel caso, con un voto, la ciurma può decidere delle restrizioni.

 

II. Quando è il suo turno, ogni marinaio può chiedere a bordo una parte del bottino - in aggiunta alla sua parte - se ne ha ragionevolmente bisogno; in queste occasioni può anche chiedere un cambio di vestiario . Ma se un uomo ruba alla compagnia valuta in moneta, gioielli, oro o altri metalli preziosi, viene immediatamente condannato all’abbandono (cioè lasciato su un’isola deserta lontana dalle rotte, con una pistola e una borraccia d’acqua).

Se un marinaio dovesse rubare a un altro, il colpevole verrà punito col taglio delle orecchie e del naso, e sarà lasciato a terra in un luogo non disabitato ma comunque poco ospitale.

 

III. Nessuno può giocare d’azzardo alle carte, ai dadi o in altro modo quando è sulla nave.

 

IV. Le luci e le candele vanno spente alle otto di sera .  Ma se qualcuno dei marinai volesse

 continuare a bere dopo quell’ora, se è consentito, dovrà farlo soltanto sui ponti scoperti.

 

V. Tutti devono mantenere le loro armi, pistole e coltelli puliti e pronti per essere usati.

 

VI. Non sono permessi donne e bambini a bordo . Se qualunque uomo dovesse portare donne travestite sulla nave, verrà punito con la morte senza possibilità di appello.

 

VII. Chi diserta dalla nave o non prende parte a una battaglia, sarà punito con la morte o

con l’abbandono in mare aperto con pane e acqua sufficienti per cinque giorni.

 

VIII. Nessun uomo può colpirne un altro uomo a bordo per alcun motivo . Tutte le dispu te devono essere risolte a terra, all’arma bianca o con la pistola.

 

 IX. Nessun uomo può affermare che un ordine del comandante porterà alla morte ; se lo

farà, sarà punito con cento colpi di frusta . Se obbedendo a un suo ordine, un uomo doves se perdere un arto, sarà risarcito con 800 pezzi d’argento presi dal bottino comune . Se subirà ferite minori, sarà risarcito con una somma minore in proporzione al danno subìto.

 

 X. Il bottino va suddiviso in parti di pari valore tra tutto l’equipaggio, però il capitano e il

secondo di bordo ricevono due parti del bottino, mentre l’ufficiale anziano, il nostromo e il capo-cannoniere una parte e mezza, e gli altri ufficiali una parte più un quarto.

 

XI. Chi ne ha il diritto può riposare il giorno del Sabato, ma negli altri sei giorni e sei notti nessuno può godere di favori per alcuna ragione.

 

       

 

Schema di vascello a tre alberi del sec. XVII armato con 16 cannoni di bronzo e gentiluomo spagnolo del 1620.

DALLE ANTILLE NAVI DI ZUCCHERO, CACAO, TABACCO E RUM.

 

Non solo arrivavano in Europa tabacco, cacao, mais e vaniglia molto richiesti, ma la storia dello zucchero e del rum ha inizio in queste isole con la coltivazione della canna, che prima dell’arrivo di Colombo non esisteva . Già nel secondo viaggio esplorativo del 1493, Cristoforo Colombo, il cui equipaggio comprendeva anche botanici e geografi, portò con sé alcuni esemplari di questa pianta originaria dell’Africa equatoriale che attecchì perfettamente e in pochi anni rivoluzionò l’economia del centro e sud America e la cultura del bere del mondo occidentale . Infatti, la canna da zucchero fu scoperta nel 1455 dal capitano veneziano Alvise Cadamosto (1432-1488) che, al servizio di Enrico il Navigatore sovrano del Portogallo, esplorò tra il 1455 e il 1456 la costa atlantica del continente africano con le isole Canarie, le Azzorre, l’arcipelago di Capo Verde e le regioni del Gambia e del Senegal alla ricerca di avorio, ebano, mogano, spezie, piante sconosciute e nuove terre da colonizzare . Tra le  nuove varietà vegetali che riportò a Madrid c’era anche la canna da zucchero e l’uso interessante che ne facevano gli indigeni, piuttosto ostili agli stranieri . La notizia giunse anche ai Dogi della potente Repubblica di Genova, che inviarono in esplorazione i due comandanti di lungo corso Antonio di Noli e Diego Alfonso ligure, che mapparono e descrissero molto bene le Azzorre, Madeira e Capo Verde . Cosa che tornò utile trent’anni dopo a Colombo, che si era documentato anche sulle rotte dai vikinghi di Erick il Rosso e Leif il Fortunato che tra il 997 e il 1000 avevano esplorato con 16 navi e 350 uomini le coste dell’Islanda, Groenlandia, Canada, Massachusset ed oltre, dicendo che a sud c’erano altri territori : lo Yukatan abitato da Incas e Maja che li consideravano Dei bianchi con la barba giunti pacificamente da un altro mondo . E che nel 1492  scambieranno per tali i conquistatori spagnoli.

 

Stampe del ‘600 - Famiglia inglese a tavola ed un mercante olandese che fuma del tabacco coltivato dagli indios.

    

 

Tornando all’area dei Caraibi, sfruttando il clima torrido e umido, i colonizzatori ispanici avviarono la produzione su larga scala dello zucchero molto richiesto in tutta Europa . Però i proprietari di piantagioni nelle Barbados, Cuba ed Haiti disponevano anche di tonnellate sottoprodotti dell’industria saccarifera, chiamati melasse, che facevano fermentare e distil lavano per produrre eccellenti liquori di canna – l’aguardiente de caña ed il rum - come face vano i nativi della Guinea e Madagascar, che vi aggiungevano anche un po’ di vaniglia.

Però l’origine del nome rum deriva dal gergo rurale rumba e rumballiòn che significano festa e baccano, che avvenivano dopo le grandi bevute dei coloni e dei tagliatori di canna. Altro nome popolaresco inglese del rum nel 1500-600 era Kill Devil, perché con i suoi 80 gradi non diluito – poteva ammazzare il diavolo e resuscitare anche i morti, oltrechè con fondere le idee per giorni dopo una robusta libagione scacciapensieri . Ci furono altre de nominazioni locali ma, già nel 1672, il distillato di canna imbarcato sui velieri era indicato come rum, ron o rhum su tutte le polizze di carico spagnole, inglesi, francesi e portoghesi .

Di rum se ne consumava davvero tanto per combattere la fatica nelle regioni caraibiche, le avverse condizioni climatiche nelle giungle e in paludi infestate dai mosquitos e insetti dan nosi, e per allungare l’acqua da bere non sempre immune da parassiti e muffe invisibili.  Nel 1730 anche il regolamento della marina britannica prescrisse la distribuzione quotidia na di mezza pinta a testa di rum a 80° per disinfettare l’acqua dolce ed evitare infezioni in testinali, dato che veniva imbarcata in botti di legno e vi restava per settimane . Inoltre, per evitare lo scorbuto per mancanza di vitamina C nell’alimentazione a base di gallette, fagioli e carne affumicata, alle razioni di succo di agrumi veniva aggiunta una percentuale di distil lato . Disposizioni abolite soltanto nel 1969, tra le proteste di tutti gli equipaggi.

Altro fattore di successo del rum sulle navi fu che esso si conserva inalterato, a differenza del vino e della birra non pastorizzati, allora, perché ogni tanto una bella sbronza era/è meglio di qualunque medicina contro la solitudine e i disagi della permanenza in mare . E poi con lo stoccaggio in botti di quercia ogni distillato diventa più buono col passare del tempo. Così i profumati rum giamaicani e cubani con 3 anni, 5 ed 8 di invecchiamento divennero molto ricercati tra gli aristocratici e i ricchi borghesi soprattutto in Gran Bretagna e Paesi Bassi, dove ai primi del ‘700 il rum aveva già soppiantato il gin come liquore più diffuso.

Non solo puro ma anche per la preparazione di miscele con altri alcolici e sciroppi nei bar pubblici o pubs, i cui bicchieri erano guarniti con fette di ananas sagomate a coda di gallo, da cui il nome di cocktails . Ma la grande produzione di zucchero e, quindi di distillato di canna a prezzo accessibile, aveva incrementato l’alcolismo tra la popolazione, per cui le autorità vollero porvi rimedio con una forte tassa sull’importazione dei liquori . Però fatta la legge, fu trovato l’inganno : trasportare in patria su navi inglesi migliaia di barili di me lasse per distillarle come rhum “made in England”, cosa che – fino al 1756 con la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti - valeva pure per i distillati prodotti nelle colonie del Nord America . Il commercio del rum però era contingentato in Gran Bretagna e, quindi, si sviluppò all’estero finendo col favorire il commercio degli schiavi africani verso le piantagioni del Nuovo Mondo, dato che i capi tribù del Dahomey, Senegal, Camerun, Nigeria e Costa d’Avorio barattavano volentieri i loro schiavi-prigionieri di guerra con alcol, utensili, tessu ti, specchi e perline colorate offerti loro da spregiudicati trafficanti inglesi e olandesi.

Ma il progresso tecnico avanzava e, tra la fine del ‘700 e l’800, fu inventato il processo di estrazione dello zucchero dalle barbabietole, più economico di quello della canna . Il risultato fu la crisi e il graduale declino delle enormi piantagioni delle Antille, che finirono col servire per lo più il mercato americano e gli interscambi locali . Poco zucchero di canna voleva dire meno melasse da distillare, ma nel frattempo anche i gusti dei consumatori si erano evoluti verso il “poco ma buono” che aveva un prezzo più alto del comune rum da taverna.

 

SAPERE DISTINGUERE   E GUSTARE   I DIVERSI RUM.

 

L’affinamento dei gusti dei bevitori di tutto il mondo, dicevamo, ha favorito l’apprezzamento dei rum chiari e scuri tipici di determinate zone dei Caraibi, spesso invecchiati a lungo in costosi barriques di rovere, dove perdono i loro “difetti di gioventù” a favore di una più definita qualità agée . Ma cosa cercano maggiormente gli intenditori d’oggi ? Diciamo che gli appassionati di whisky scozzesi “single malt” prediligono i rum forti e asciutti di Guyana e della Giamaica, mentre gli estimatori dei cognac francesi d’annata si orientano più sui rum saporosi e profumati della Martinica e di Guadaloupe ben invecchiati . Senza contare che ci sono migliaia di barman e chef che sanno distinguere con competenza tra le varietà cubane, venezuelane e dominicane da cocktails, da centellinare puri e da eno-gastronomia.

Per certi intenditori nulla è più gratificante all’olfatto e al palato di un Barbancourt gold di 12 anni, o di un Carte Noire 43° dorato di 8 anni prodotto ad Antananarivo in Madagascar, magari con un sublime sigaro Montecristo conservato alla giusta umidità… altra eccellenza che difficilmente le donne potranno capire . Però quali sono le principali categorie di rum ? Innanzitutto i rum si dividono in due categorie merceologiche in base della materia prima da cui si ricavano : il succo addensato di canna con cui si fa il rum agricolo,  e le melasse che rimangono dall’estrazione dello zucchero e che forniscono il rum industriale . Poi a seconda del processo di fabbricazione, della stagionatura e le finalità di consumo, abbiamo altre sottoclassi di rum : da degustare lisci, da miscelazione, per le preparazioni dolciarie.

 

              

 

Sul mercato internazionale la classificazione generalmente adottata è la seguente :  

Rum bianchi – Sono quelli più diffusi che servono sia per i cocktails alcolici che per i drinks con succhi di frutta . Di solito si producono con i distillatori industriali a colonna, non vengono invecchiati e si filtrano attraverso il carbone vegetale prima di imbottigliarli.

Rum scuri – Sono quelli economici che si trovano anche nei supermercati, e vengono largamente impiegati nei cocktails e nelle miscelazioni da bar . Si distillano mediante gros si alambicchi di rame e non s’invecchiano più di 6-7 mesi . Il loro colore bruno più o meno intenso è dato dall’aggiunta di zucchero caramellato e, talvolta, di un pizzico di spezie o di frutti esotici . Ci sono in commercio rum alla banana, all’ananas e agli agrumi, e ciò li ren de molto adatti come basi per cocktails aromatici, macedonie, gelati e dolciumi . Di questa categoria fanno parte anche i rum lievemente speziati alla polpa di vaniglia, al cinnamon o cannella, e al macis che è la parte carnosa della noce moscata.

Rum golden di colore dorato – Forti, asciutti e lungamente invecchiati, si ottengono con processi più accurati e a temperature più basse mediante distillatori a colonna più piccoli o con alambicchi semi-artigianali . Il loro colore e aroma superiore non è dovuto all’aggiunta di caramello ma all’invecchiamento in piccole botti che, solitamente, supera i 5 anni e può arrivare anche 12 e a 25 anni per le selezioni speciali . Ovviamente il loro quantitativo sul mercato è limitato e costano decisamente molto . Di solito si bevono lisci e intiepiditi in bicchieri a tulipano o nei classici balloons, come si fa coi cognac “riserva”.

Rum ad alta gradazione (overproof) - Un tipico esempio è il Bacardi 151 di origine cubana, che contiene il 75,5% di alcol ma che non si beve mai puro, bensì viene usato nei ristoranti per preparare le specialità flambé . Ma ho sentito dire meraviglie anche di un rum venezuelano agricolo stravecchio, soprannominato coraçon de giaguaro, capace di risvegliare la mente, lo spirito battagliero e tutto quello che segue . Molti negli Stati Uniti bevono gli overproof col ghiaccio o con acqua, ma non è cosa da intenditori.

Aguardiente de caña ed i rum da dessert Un po’ meno pregiata del rum è l’acquavite di canna, molto profumata, che si distilla industrialmente dalle melasse e non subisce alcun invecchiamento . Oltre al consumo tal quale o aggiunta alle bibite analcoliche, è usata nella produzione di liquori Batida al cocco od al caffè tipo Kaluha, Tia Maria, Cafèrhum, in cui un primo quantitativo di caffè viene passato altre 5 o 6 volte nella caffettiera fino ad ottenere una crema-caffè fortissima . Poi viene addizionata con zucchero liquido, portata a 38-40 gradi alcolici e stagionata sei mesi prima di assaporarla : gustosa, potente e molto corroborante . Un’altra vera bomba è un liquore al cioccolato a base di rum ad alta gradazione, cacao puro, guaranà, zucchero e il micidiale peperoncino rosso : in America La tina giurano che è la più strabiliante bevanda afrodisiaca ed energetica che esista al mondo.

 

 

LA BIRRA FATTA CON I CEREALI ED IL   RUM  AGRICOLO

 

DELLE FAZENDAS E DELLE PIANTAGIONI IN CENTROAMERICA

 

Le estese coltivazioni di granturco e altri cereali con cui si nutrivano da millenni i Maja, gli Incas, Aztechi e gli altri amerindi, che nel 1500 non producevano né vino né birra, suggeri rono ai colonizzatori spagnoli di destinarne una parte alla produzione di malti torrefatti da fare fermentare con aggiunta di zucchero locale (non più miele come in Europa) e di lieviti di birra importati solo questi dal vecchio continente .  Però tali cervezas agricole si pote vano fare solo nei periodi meno caldi dell’anno, quando la temperatura era sotto 24°-25°C, perché oltre i 27°-28°C i lieviti possono causare cattive fermentazioni . Ne risultavano birre a bassa fermentazione di colore giallo carico o ambrato che, dovendo maturare in locali sotterranei per tempi più lunghi, possedevano una corposità rotonda e ben maltata con un tenore alcolico più alto rispetto ai normali 4,8-5,2% . Ma c’era il rischio di batteri tropicali : due guide delle agenzie cubane Gaviota e Cubanacan mi hanno riferito che ai tempi della occupazione spagnola - finita nel 1892 - quando si spillava una birra si metteva sempre nel bicchiere una fetta di limone come disinfettante, come fanno tuttora in Messico per vecchia abitudine, anche se ora sono pastorizzate e chiuse in contenitori sterilizzati . Però in altre zone delle Antille, al mosto di birra giunto al termine della fermentazione si aggiungeva del rum per conservarlo meglio, cosicchè le birre raggiungevano la gradazione di 8,0% ed oltre. Oggi, per ragioni commerciali, la maggioranza delle birre sono bevande dissetanti da bersi ghiacciate nei bar, per cui hanno solitamente dal 4,1 a 5,5% di alcol . Tuttavia in Giamaica a Kingston si fabbrica la Dragon Stout da 7,5 gradi, scura densa e cremosa con note di me la ruggine e sfumature fruttate, che va bevuta fresca ma mai ghiacciata . Nella Repubblica Dominicana c’è la Presidente chiara tipo pilsener col 6% di alcol, e anche la Presidente superiòr che passa i 7 gradi, mentre in Messico c’è la Negra Modelo lager 5,3° di colore rosso-bruno con note dolciastre, con una versione export da 7,6° in una sua tipica bottiglia.

A proposito di pirati e di birre al rum così robuste da sostituire quasi un pranzo, ecco a voi :

 

 

Una birra biologica al rum della Giamaica.

Si produce solo in piccoli fermentatori con ingredienti particolari : malto “nut brown”, zucchero grezzo di canna, estratto di malto condensato e lievito di birra scelto . Quando non gorgoglia più, le si aggiunge rum della Giamaica per arrivare a 8° e si mette in bottiglie sterilizzate con un cucchiaino raso di zucchero per la rifermentazione gassosa di tre mesi alla temperatura di cantina . Niente conservanti, né anidride carbonica.

 

 

 

Old

 

 

 

jars

 

Ha un sapore intenso, abboccato e persistente che si accompagna bene alle carni grigliate, all’arrosto di maiale, bistecche di bovino adulto e salsicce alla brace. Buona con le crostate di mele e i fagottini di uvette e frutta, coi formaggi erborinati, gorgonzola, provolone.

PARLIAMO ORA D’AGGUATI  L  ASSALTI E ARREMBAGGI

 

Gli attacchi dei pirati non seguivano un unico schema strategico, ma venivano studiati in base al nemico ed alle circostanze . Nel primo periodo della pirateria, spesso le loro navi si mascheravano da vascelli mercantili, esibendo bandiere di nazioni amiche o neutrali come l’Olanda, per avvicinarsi il più possibile alle vittime ignare . In un’epoca in cui non esisteva la radio di bordo nè il telegrafo, era un tattica simulativa particolarmente efficace.

Contrariamente a quanto si crede per via dei film di Hollywood, era raro che venissero spa rate bordate con i cannoni, perchè avevano il grave difetto di distruggere o danneggiare la nave assalita, cosa che ai pirati non conveniva affatto . Più usate erano invece le palle incate nate, due palle di ferro più piccole di un normale proiettile di cannone, che abbattevano gli alberi e le strutture che sostenevano le vele . Si faceva anche grande uso di granate di ferro piene di polvere da sparo con la miccia, di bombe incendiarie fatte di stracci con zolfo e pece, e dei piedi di corvo, specie di stelle a quattro punte da scagliare sul ponte nemico.

Le navi più usate erano i brigantini, veloci velieri a due alberi più piccoli dei galeoni che, nelle pellicole cinematografiche, vengono indicati come le prede predilette dei filibustieri. In realtà, i pirati attaccavano per lo più altri brigantini, piccoli mercantili o golette . Non che mancassero le eccezioni : è famoso il Golden Hint, il potente galeone di sir Drake.

I filibustieri del 1650 non disdegnavano neanche gli attacchi tramite imbarcazioni aperte, di solito canoe o scialuppe veloci . Le prima portavano cinque o sei persone, le seconde una ventina e avevano una vela . Gli spagnoli chiamavano questi mezzi d’assalto i “piragna”, che dovevano essere un incubo ricorrente per le loro navi, perché pirati attaccavano in gruppi numerosi, creavano un fuoco di copertura e salivano a bordo ad uccidere il timoniere, per poi dare l’arrembaggio alla nave . Ma il governo britannico chiuse un occhio per decenni perché a essere danneggiati erano gli spagnoli ed, in seguito, i traffici portoghesi dal ricco Brasile e alcune zone limitrofe che, nel frattempo, erano diventati protettorati di Lisbona.

 

IL PIRATA BARBANERA, CALICO  JACK E IL JOLLY ROGER.

 

Sappiamo che nel 1670 Henry Morgan ricevette da Elisabetta I l’ordine di attaccare Cuba dove gli Spagnoli si stavano organizzando per invadere la Giamaica che era protettorato inglese . Non solo Morgan saccheggiò l’Habana uccidendo centinaia di persone, ma il 17 gennaio 1671 riuscì a mettere a ferro e fuoco anche la grande fortezza di spagnola Panama, un’impresa memorabile mai riuscita prima a nessuno . Egli era già Ammiraglio dei corsari della Corona britannica e, perché facesse di più, fu nominato governatore di Giamaica.

In tal modo le scorribande continue dei corsari inglesi e dei bucanieri finirono per mettere in crisi i commerci del Regno di Spagna, e l’Inghilterra si trovò a essere la sola potenza a dominare sull’Atlantico . Quindi, nel 1699 Londra decretò il suo monopolio commerciale sui Caraibi ex-spagnoli, però si mise anche a dare la caccia ai suoi ex-alleati bucanieri che non le servivano più . Sfortunatamente Port Royal fu distrutta nel 1692 da un terremoto e, per affrontare i galeoni da guerra inglesi, la Fratellanza della Costa doveva avere navi più grandi, e impiegò anch’essa i galeoni a tre alberi con decine di bocche da fuoco . I loro ca pitani, per non essere da meno dei loro predecessori, si fecero ancora più spietati e ricorse ro spesso ai cannoneggiamenti senza quartiere pur di avere la meglio . È il periodo di gloria di farabutti come Pierre Legrand, Ravenau de Lussan, Rock il Brasiliano, Alexander detto Braccio di Ferro, Montbars lo Sterminatore, di William Kidd e dell’invenzione della famosa bandiera nera, detta Jolly Roger da un vecchio modo marinaresco di chiamare il Diavolo.

C’erano tre grandi covi pirati nel 1650 : Nassau sull'isola New Providence nelle Bahamas, Campeche e Vera Cruz nel Messico ma, nel 1670, era molto importanti anche Cartagena in Colombia e Maracaibo nel Venezuela . Tutti situati  sulle coste  caraibiche, erano porti bene

attrezzati e villaggi residenziali sia per la popolazione nativa che per i filibustieri locali.

Ogni capitano pirata che usciva in caccia, dopo avere ingaggiato la sua preda con un paio di cannonate, issava il Jolly Roger e iniziava l’inseguimento che poteva durare anche giorni prima di arrivare allo sconto finale . Si facevano prigionieri solo i marinai validi ed i perso naggi importanti che potevano fruttare cospicui riscatti e, siccome non c’erano mezzi per soccorrere nè curare le vittime degli abbordaggi, morirono in mare migliaia di uomini.

Allora, verso alla fine del 1600 i vascelli mercantili si risolsero a solcare l’Atlantico in convo glio con la scorta di una nave da guerra . Così i bottini iniziarono a scarseggiare, e quando il capitano Kidd, per mancanza di prede, finì per attaccare il vascello del Gran Mogul indiano alleato dell’Inghilterra, fu catturato dai suoi compatrioti e giustiziato a Londra nel 1701. Egli fu il primo di una serie di pirati impiccati dopo di lui nella capitale dell'Impero, e da tale periodo inizia il declino dell’Epoca d’Oro della Pirateria, non prima però che gentaglia come Black Bart Roberts detto il feroce Barbanera e lo spietato Calico Jack facessero strage di marinai, soldati e velieri di varie nazionalità fino al 1720 circa.

Ma i tempi stavano cambiando e molte nazioni si erano organizzate per dare la caccia siste matica ai pericolosi predoni dei mari, che si ridussero parecchio di numero . Così nel 1716 la Corona inglese annunciò un’amnistia nella città di Nassau, che gran parte dei filibustieri dei Caraibi accettarono, finendo per arruolarsi nei ranghi della Marina Reale britannica.

Oggi a Nassau c’è un bellissimo Museo della Pirateria con armi, polene, monete, documen ti e carte nautiche che ne hanno fatto la storia, visitato da appassionati da tutto il mondo.

Da allora molte zone franche hanno cambiato facciata ma non la loro funzione, diventando paradisi fiscali con bandiere offshore che garantiscono discrezione e totale anonimato ai loro residenti a Panama, Anguilla, Isole Cayman, Barbados, ecc . E così la filibusta vive oggi una nuova epoca “liberale esentasse” nel puro interesse dei soliti noti che hanno società in patria che controllano l’azionariato di aziende fuori mano non soggette alle leggi internazio nali sul commercio, né a quelle per frodi bancarie, reati valutari e altre illegalità.

Ma nello stesso periodo anche in Europa si combatteva contro i pirati saraceni e i predoni berberi, che erano gruppi di malavitosi arabi ed africani al servizio dell’Impero Ottomano.

 

Galera veneziana da 42 m. con 180 uomini e 20 colubrine per fronteggiare i Turchi e i pirati Saraceni – fine 1500.

 

 

Genova e Venezia costruirono galeoni per la navigazione atlantica ma non fecero conquiste in America e questa rinuncia ne segnò il lento declino  .  Però 12 navi scozzesi e veneziane di W. Sinclair e C. e N. Zeno visitarono tra 1390 e 1400 la Groenlandia, Canada, Nord America e Messico trovando mais, aloe, ananas ecc. che scolpirono a Rosslyn Chapel-Edinburgo un secolo prima di Colombo . Il loro viaggio a vela da Venezia a New York fu ripetuto nel 2000.

 

L’EUROPA FRONTEGGIA I PIRATI SARACENI E BARBARESCHI.

 

Mamma li turchi : fin dal Medioevo costoro rappresentarono un pericolo costante per ma re e per terra, seminando ovunque il terrore con saccheggi, stragi, stupri e rapimenti che durarono fino al XX secolo, cioè fino alla disfatta dell’Impero Ottomano nel 1914-18.

Oltrechè nei porti della penisola anatolica, si erano insediati lungo tutto il Mediterraneo ad Aqqaba, Alessandria, Tunisi, Tripoli, Algeri e rive atlantiche del Marocco a Salé ed Agadir. Essendo tutte tribù berbere quelle che abitavano la costa nordafricana, chiamata Côte des Barbaresques o Barbary Coast, questi malavitosi erano chiamati pure pirati barbareschi.

Il disegno degli Ottomani e loro alleati era l’islamizzazione dell’Europa, iniziata devastando l’Armenia e l’Ukraina, le maggiori isole greche, l’Italia meridionale, le regioni tirreniche e adriatiche con Albania, Serbia e Croazia dopo aver invaso l’Ungheria, che riuscì loro nel 1663 con un vero genocidio . Mentre dall’altro lato del Mediterraneo avevano già occupato dal sec. 12° la Spagna e la Provenza, per arrivare poi nel Lombardo-veneto a bruciare Vene zia e Vienna avanzando da Budapest . Poiché la loro era una guerra fanatica di religione e conquista, i miliziani con la mezzaluna attaccavano sia le carovane che tutte le navi degli stati cristiani che navigavano nel Mediterraneo o che erano dirette verso l’oceano Indiano circumnavigando l'Africa . Centinaia le battaglie sul mare e per terra con le repubbliche di Genova, Marsiglia, Pisa, Venezia e Amalfi nelle Puglie, in Sicilia, a Creta, Cipro e Malta : terribile quella del 1545 al cui ricordo è intitolata un’ottima birra chiara maltese .  Poi a Pola e Danzika difese dai Cavalieri Teutonici e dagli Ospitalieri, nel Dodecanneso a Corfù, Famagosta, Corinto, Lepanto nel 1571 e davanti al Magreb nel 1669 tra la flotta inglese e la ottomana che perse una decina di vascelli . Mentre le truppe  dell’Impero Austroungarico fronteggiavano la minaccia musulmana nei Balcani da secoli . Ed il seguito lo subiamo oggi con la massiccia immigrazione di afro-arabi dalla mentalità tribale, cultura antidemocra tica e finalità destabilizzanti, evidenti a tutti i paesi occidentali ed asiatici che li ospitano.

 

 

 

Danze del maestro Cerare Negri  - CorteViscontea 1605

con fogge e pettinature secondo la moda in auge durante la dominazione dei Viceré Spagnoli, terminata solo nel 1716

Abiti di gala del secolo XVII e come si caricava un cannone di bronzo che lanciava palle di ferro a circa 3 miglia.

 

 

 

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